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Intervista col Capitano Paul Watson, della Sea Shepherd | 29/10/2006

Il capitano Paul Watson della Sea Shepherd Conservation Society ha risposto ad alcune delle domande di Renato Pichler:

Renato Pichler: C'è ovunque un forte interesse per il suo scontro con l'industria giapponese della caccia alle balene. So che non può entrare nei dettagli in questa sede, ma vorrebbe farci un riassunto della sua più recente esperienza?

Paul Watson: Siamo partiti da Melbourne l'8 dicembre (NdT: 2005) diretti verso la costa sud dell'Antartide. Il 21 dicembre ci siamo imbattuti nella flotta giapponese, che è subito scappata verso nord-ovest per 600 miglia. Li abbiamo raggiunti il giorno di Natale, con pessime condizioni atmosferiche. Ancora una volta sono fuggiti, questa volta per undici giorni per un totale di 2500 miglia. E noi li abbiamo prontamente inseguiti e raggiunti, l'8 gennaio. Questa volta siamo riusciti a confrontarci per un paio d'ore con Nisshin Maru, ma la flotta di cacciatori di balene ha ripreso nuovamente la fuga.

Il 9 gennaio abbiamo intercettato la "Oriental Bluebird", nave di rifornimento della flotta dei pescatori, e abbiamo ordinato loro di andarsene dalla Riserva delle Balene. Quando si sono rifiutati di obbedire li abbiamo colpiti duramente sul fianco facendo sbattere il nostro scafo di tribordo contro il loro. Li abbiamo poi costretti ad uscire dalla zona della riserva.

La flotta giapponese ha avanzato verso ovest per altre 700 miglia e li abbiamo inseguiti finché abbiamo potuto, prima che i livelli del carburante ci costringessero a dirigerci verso il porto più vicino – a 2600 miglia di distanza, a Città del Capo, Sud Africa.

Abbiamo inseguito la flotta giapponese di cacciatori di balene per un totale di circa 4000 miglia e abbiamo impedito loro di cacciare per 15 giorni. I Giapponesi hanno ammesso che ciò avrà un impatto sulle loro rendite e questo ha reso il nostro intervento utile.

Ma la cosa più importante è che abbiamo scoperto che i cacciatori di balene hanno paura di noi e questo ci dà il modo di bloccarli definitivamente. Dobbiamo tornare a dicembre del 2006 con una nave più veloce. Se riuscissimo a seguire costantemente la flotta, potremmo essere in grado di bloccarli ogni giorno e salvare così centinaia di balene.

L'associazione Greenpeace aveva una nave molto veloce che riusciva a mantenersi vicina alla flotta, ma Greenpeace è piuttosto limitata nelle sue tattiche. Non fermano le baleniere. Semplicemente testimoniano l'uccisione e documentano la morte dei cetacei. Questa è l'enorme differenza tra Greenpeace e Sea Shepherd. Noi non siamo andati fino in Antartide per protestare e osservare le balene morire. Siamo andati per sostenere la legge internazionale per la tutela, ponendo fine alle loro attività illegali e siamo orgogliosi di affermare che non abbiamo visto morire nessun mammifero marino. I giapponesi non osavano uccidere balene mentre noi eravamo nei paraggi, perché sapevano che avremmo speronato le loro navi per salvarle. Dopo tutto, abbiamo fatto affondare nove baleniere dal 1979.

Renato Pichler: Quali sono i motivi che l'hanno spinta ad avere un interesse così intenso per i mammiferi marini? E quando ha deciso che avrebbe dedicato loro la sua vita?

Paul Watson: Sono cresciuto in un villaggio di pescatori sulla costa orientale del Canada. Quando avevo otto anni ho salvato due aragoste e le ho tenute come animali domestici. A dieci anni avevo un amico castoro, che fu ucciso dai cacciatori di pellicce e l'ho vendicato camminando lungo i sentieri pieni di trappole, liberando gli animali e distruggendo le trappole.

Facevo parte del gruppo "Kindness Child", che incoraggia i bambini ad essere buoni verso gli animali. All'età di diciotto anni ero il co-fondatore di un gruppo chiamato "Don't Make a Wave Committee", che divenne poi, nel 1972, la Fondazione Greenpeace. Nel 1977 abbandonai Greenpeace per fondare la Sea Shepherd Conservation Society.

Questa associazione non è un gruppo di protesta, ma un gruppo di intervento. Il nostro scopo è contrastare gli sfruttamenti illegali che minacciano la vita marina.

Renato Pichler: Quando è salpato per la prima volta con la "Sea Shepherd Foundation" e quale è stata la sua prima missione?

Paul Watson: Ho fondato la Sea Shepherd Conservation Society nell'agosto del 1977. La nostra prima nave, la 'Sea Shepherd' fu acquistata nell'ottobre del 1978 e la nostra prima campagna ebbe luogo nel marzo del 1979, quando intervenimmo contro il massacro canadese delle foche. La nostra seconda campagna avvenne nei mesi di giugno e luglio del 1979, quando abbiamo inseguito e spinto fuori dalla costa del Portogallo la baleniera pirata 'Sierra'.

Renato Pichler: Si dice che il cibo a bordo della sua nave sia vegan. Tutti i membri dell'equipaggio sono vegani o semplicemente si adattano per l'occasione?

Paul Watson: Non tutti i membri dell'equipaggio sono vegani o anche solo vegetariani, ma lo sono quando si trovano sulla nave. Siamo stati la prima spedizione vegan ad andare verso l'Antartide, nel 2002. Alcuni membri dell'equipaggio, dopo aver gustato menu vegan per mesi, hanno finito per fare la scelta vegan e molti hanno sperimentato i benefici per la salute di questa scelta alimentare.

Quest'anno un portavoce giapponese dell'industria della caccia alle balene ci ha definiti 'vegani pericolosi' e 'artisti da circo', il che mi è sembrato divertente. Questi sono gli appellativi più strani che ci abbiano mai dato, e ce ne hanno affibbiati molti. A bordo della prima nave della nostra associazione, la 'Sea Shepherd', venivano serviti solo pasti vegetariani ed eravamo nel 1978.

Renato Pichler: Qual è stata la sua motivazione personale per non mangiare carne e pesce?

Paul Watson:: La mia prima preoccupazione era rivolta ai pesci. Sono un sostenitore della difesa degli oceani e mi ha sempre colpito come una cosa assurda il fatto che cacciamo ed uccidiamo animali marini selvatici in numero così elevato. La gente non tollererebbe il massacro di massa degli animali selvatici sulla terraferma, come invece fanno con gli animali marini. I pesci sono sostanzialmente carne selvatica. Molte persone pensano che sia deplorevole che gli africani uccidano e mangino gorilla, scimpanzè, leoni e giraffe delle foreste africane, tuttavia è perfettamente accettato cacciare squali, pesci spada, tonni e altre specie nel mare.

Molti pesci sono animali longevi. L'Halibut può vivere fino a 150 anni. Il Pesce Specchio atlantico non diventa neppure sessualmente maturo fino a che non raggiunge i 45 anni. Le aragoste possono arrivare a 200 anni d'età. Eppure teniamo poco in considerazione l'uccisione di pesci giovani o nel periodo migliore della loro vita, per un tramezzino al tonno e un'insalata di aragosta.

Più del 50% dei pesci sottratti al mare sono usati per nutrire gli animali. Abbiamo trasformato mucche, pecore, galline e maiali nei principali carnivori acquatici. Questo non è solo perversamente innaturale, ma ha inoltre contribuito all'enorme diminuzione della vita negli oceani. Perciò io non mangiocarne anche per salvare i pesci.

Mia moglie è vegana da vent'anni e sono io a cucinare, quindi ho imparato ad essere un buon cuoco vegano. Secondo me i piatti vegani sono più vari, più ingegnosi e più prelibati di quelli a base di carne e pesce.

Renato Pichler: I campanelli d'allarme per quanto riguarda la pesca in eccesso stanno diventando più minacciosi di mese in mese. È diventato ovvio che alcune specie di pesci sono sull'orlo dell'estinzione ed è anche chiaro che in alcuni casi sembra essere troppo tardi anche per una moratoria. Quali sono le sue idee riguardo ad una pesca sostenibile?

Paul Watson: Non si può parlare di pesca sostenibile. Provo una forte avversione nei confronti del termine "sostenibile". Come al solito, è diventata la giustificazione per il commercio. Non esiste una pesca commerciale sostenibile, da nessuna parte. Le industrie della pesca hanno sterminato il 90% dei pesci dall'oceano. Questa è pura follia e noi abbiamo il dovere di porre fine all'enorme sfruttamento commerciale di queste popolazioni di animali selvatici marini.

Renato Pichler: Come giudica la prosperosa industria di allevamenti marini? Questo progetto può porre fine alla diminuzione delle specie di pesci selvatici?

Paul Watson: Assolutamente no! Occorrono circa cinquanta pesci catturati in natura per nutrire e crescere un salmone d'allevamento. L'acquacoltura di gamberetti in Ecuador ha distrutto vaste aree di estuari e di paludi di mangrovie e questa è la maggior causa della scomparsa delle popolazioni di pesci di quella zona. I vivai attirano i predatori marini che vengono poi uccisi in gran numero dagli allevatori, perché considerati "nocivi".

L'acquacoltura non è una soluzione per la pesca eccessiva, è invece un fardello aggiuntivo e uno stress per le popolazioni delle specie di pesci selvatici.

Renato Pichler: Diverse persone riducono il consumo di carne rossa, ma aumentano quello di pesce. Alcuni pensano addirittura che l'umanità sarebbe condannata senza i pesci. Cosa ne pensa di questa situazione?

Paul Watson: Penso che i pesci siano senza dubbio condannati per colpa dell'umanità. Stiamo letteralmente spingendo i pesci sull'orlo dell'estinzione e oltre. Ho sempre trovato divertente il fatto che certe persone si proclamino vegetariane, pur mangiando pesce. I pesci non sono delle verdure. Sono animali, animali selvatici.

Renato Pichler: E' ormai noto a tutti che gli animali in cima alla catena alimentare subiscono una contaminazione estrema causata da un elevato numero di agenti tossici. Cosa ne pensa del fatto che in Giappone (dove la carne di balena è servita persino nelle mense scolastiche), Norvegia e in poche altre nazioni questi tipi di carne contaminata finiscano nei piatti?

Paul Watson: Dare da mangiare ai bambini pesce, carne di balena e di foca è una forma di abuso sui minori. I bambini delle isole Faeroe hanno le più alte concentrazioni di mercurio nel cervello rispetto ad ogni altro bambino sulla Terra, a causa del loro elevato consumo di balena. Più in alto si trova l'animale nella catena alimentare, più elevato è il livello di tossicità delle sue carni. Negli Stati Uniti si raccomanda che i bambini e le donne incinta non consumino tonno. Quindi, se non è salutare per bambini e donne incinta, perché dovrebbe esserlo per uomini e donne non incinta?

Renato Pichler: Nel nostro mondo, dove ogni cosa è interconnessa, la scomparsa di una specie ha impatto su molte altre. Quale sarebbero, secondo lei, le conseguenze ecologiche quando una specie di balena dopo l'altra viene spinta verso l'oblio?

Paul Watson: Se non riusciamo a salvare le balene, non possiamo salvare gli oceani e se non riusciamo a salvare gli oceani non saremo in grado di salvare noi stessi.

Renato Pichler: Cosa ne pensa del fatto che le balene, animali non umani che sono sulla Terra da molto più tempo degli uomini, siano massacrati con la benedizione ufficiale e sotto la protezione di alcune nazioni?

Paul Watson: Gli umani si comportano da predatori, ma la specie umana si comporta molto peggio di qualsiasi predatore naturale, come se fosse al di sopra delle leggi ecologiche ed ogni specie che non vive in accordo con le
leggi naturali è una specie sulla strada dell'estinzione.

Dobbiamo vivere in conformità con la legge della diversità, dell'interdipendenza e delle risorse limitate. Dobbiamo preservare la diversità e tenere in conto l'interdipendenza e capire che ci sono limiti allo sviluppo.

Renato Pichler: Come abbiamo visto, la parola 'riserva naturale', non ha molto senso in questi giorni. I pescatori e i cacciatori di balene fanno un po' quello che vogliono. Quali sono le prospettive per il supporto internazionale delle riserve, protette in maniera efficiente o da forze neutrali (ONG), o dalla polizia nazionale o dalla marina?

Paul Watson: Abbiamo molte leggi internazionali e regolamenti che nessuno fa rispettare. Abbiamo centinaia di riserve marine di cui solo poche lo sono nei fatti oltre che a parole. Sembra esserci una mancanza globale di volontà o di otivazione da parte dei governi nazionali per far applicare le leggi e per proteggere le riserve. Le corporazioni di pescatori esercitano un'influenza finanziaria significativa e i politici e burocrati sono facilmente corruttibili. C'è una forte motivazione economica per saccheggiare gli oceani e non molta per proteggerli.

Renato Pichler: Lei è esperto di fauna marina. Se esiste, quale tipo di futuro si prospetta per pesci e mammiferi marini negli oceani, che sono spazzati via dalla pesca a strascico e fortemente inquinati da tossine e inquinamento acustico?

Paul Watson: Proprio nessun futuro, e se non ha futuro la vita marina allora non l'abbiamo neppure noi. Gli oceani ci danno qualcosa di molto più importante del cibo. L'80% della nostre riserve d'ossigeno si trova negli oceani. Gli oceani ci forniscono l'aria che respiriamo. Possiamo sopravvivere senza mangiare pesce, ma non possiamo sopravvivere senza ossigeno.

La riduzione delle balene e dei pesci, insieme al riscaldamento del globo terrestre e al buco dell'ozono, sta avendo delle conseguenze irreversibili sull'ecosistema marino. L'ossigeno prodotto dal fitoplancton può diminuire a causa di uno squilibrio ecologico causato da una forte estinzione dei pesci o dallo sterminio delle balene.

Dobbiamo abolire lo sfruttamento commerciale della vita animale marina. La gente deve smettere di mangiare pesce. Alcuni potrebbero considerarla una proposta radicale, ma in realtà si tratta di una proposta per la nostra tutela. Se continuiamo a saccheggiare spietatamente le creature del mare, gli oceani moriranno durante il corso della nostra esistenza.

Renato Pichler: Quali cambiamenti e miglioramenti vorrebbe vedere e quali consigli può dare ai consumatori? Cosa possono fare i singoli individui per migliorare la situazione? Come può la gente aiutare Sea Shepherd?

La Sea Shepherd Conservation Society è l'unica associazione per la tutela del mare a promuovere al 100% un non-consumo di pesce e di animali marini. Le specie dell'oceano sono state attaccate con ferocia dallo sfruttamento economico fino al punto che ogni industria commerciale della pesca è sull'orlo di un crollo finanziario. La vita negli oceani è stata pericolosamente ridotta. Semplicemente non ci sono abbastanza pesci nel mare per continuare a dar da mangiare alla popolazione umana, sempre in continuo aumento.

Il modo migliore in cui la gente potrebbe aiutare Sea Shepherd sarebbe contribuire ai nostri sforzi per procurarci una nave nuova e più veloce, che ci permetterebbe di inseguire e bloccare le baleniere giapponesi.

Renato Pichler: Dopo aver raggiunto il Sud Africa senza correre rischi - quali sono i vostri prossimi progetti?

Paul Watson: Stiamo facendo una campagna per aumentare i fondi per comprare una nave più veloce, che ci permetterebbe di tenere testa alla flotta giapponese. Se riusciremo in questo, potremo anche impedire loro di uccidere le balene. Questa è la nostra priorità per quest'anno. Ribattezzeremo la nostra nave 'Farley Mowat' e la useremo per intervenire contro le azioni di pesca illegali fuori della costa dell'Africa orientale.

Abbiamo anche una nave da pattuglia a tempo pieno nelle isole Galapagos, che sta collaborando con il parco nazionale delle Galapagos per intervenire contro il bracconaggio nelle riserve marine del luogo.

Mentre in Sud Africa, l'equipaggio della Sea Shepherd si darà da fare per riabilitare le foche Sudafricane ferite e ci opporremo al massacro delle foche in Namibia.

Renato Pichler: Sono sicuro che molti sarebbero entusiasti di vedere lei e il suo equipaggio nei porti europei. Ha intenzione di salpare per i mari europei in un prossimo futuro?

Paul Watson: In verità, in passato, siamo già stati nei porti europei. Siamo stati in Gran Bretagna, Francia, nei Paesi Bassi e a Monaco e sono sicuro che ritorneremo in Europa in futuro.

Le faccio i migliori auguri e la ringrazio per aver dedicato del tempo per rispondere alle nostre domande!


Source: Rivista della European Vegetarian Union, gennaio 2006
Author: Translation Elisa Leira

Link: Intervista col Capitano Paul Watson, della Sea Shepherd | 29/10/2006

Date: 2006-10-29

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