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Gli allevamenti intensivi: una minaccia per l’ambiente e la salute di tutti noi



Cláudia Maranhoto, dietista

24 giugno 2012

Nessun’altra creatura vivente sulla terra sfrutta le risorse naturali a proprio vantaggio tanto efficacemente quanto fa l’essere umano. Da sempre gli uomini sono stati capaci di sviluppare tecniche efficaci nel rendere più semplice e comoda la loro vita. Dalla scoperta del fuoco all’invenzione della ruota, incluse l’introduzione della stampa e del motore a vapore durante la rivoluzione industriale: sono tutti esempi di come gli uomini abbiano sempre cercato di sviluppare al massimo le loro capacità e di trovare nuovi strumenti per migliorare la qualità della loro vita. All’inizio l’unica motivazione per questa continua ricerca era il miglioramento delle condizioni basilari ma, col tempo, si sono imposte motivazioni diverse: il dominio di alcuni uomini su altri uomini, sugli animali e sulla natura.

La tecnologia e i suoi progressi sono principalmente il risultato di interessi economici e del capitalismo e, in considerazione di ciò, per valutarne i benefici effettivi è necessaria una loro conoscenza approfondita e condivisa, a rischio di mettere in discussione il vero significato di Progresso.

Questo tipo di progresso tecnologico si è rapidamente sviluppato dagli anni ’80 e ha portato con se grandi cambiamenti politici, sociali ed economici in tutto il mondo. Il cambiamento principale è stata la globalizzazione, cominciata con l’abbattimento delle barriere commerciali fra le nazioni e, di conseguenza, con una maggiore competizione che ha portato a cambiamenti strutturali nei processi produttivi. Oltre agli interessi economici, la crescita della popolazione mondiale ha spinto verso lo studio di nuove tecniche di produzione alimentare.

Gli uomini, ovviamente, hanno trovato la soluzione! Da un lato hanno aumentato la popolazione degli animali “da reddito”, confinandoli in spazi estremamente angusti, nutrendoli con speciali misture di cereali e iniettando loro dosi massicce di ormoni, per farli crescere di più e più velocemente. La segregazione in spazi ristretti e promiscui ha provocato l’insorgere di malattie e la conseguente perdita di molti animali (e quindi di denaro), ma si è trovata la soluzione anche a questo problema: la somministrazione di antibiotici il cui utilizzo, tra l’altro, ha effetti negativi anche sulla salute umana.

Dall’altro lato in agricoltura l’utilizzo di attrezzature industriali, il ricorso alla selezione e mutazione genetica e a migliaia di sostanze chimiche antiparassitarie, hanno incrementato la produzione e modificato l’aspetto dei prodotti, per renderli più appetibili sul mercato.
La scienza e le logiche di mercato trionfano sulla natura: tutto sembra perfetto…

Ma questo sistema non è affatto perfetto, al contrario!

E’ noto da tempo che lo sviluppo economico e le moderne tecniche utilizzate in agricoltura sono tra le principali cause del peggioramento delle condizioni dell’ambiente e della salute umana. Le abitudini di consumo e le metodologie di produzione sono la causa di molti problemi ambientali quali, ad esempio, le emissioni di gas serra.

I gas prodotti nello stomaco dei bovini generano una quantità enorme di metano, una sostanza con un potere di riscaldamento atmosferico 21 volte superiora alla CO2. Anche gli escrementi rilasciano gas, come il protossido d’azoto, 310 volte “più potente”.

Inoltre, la deforestazione dovuta all’abbattimento di foreste spontanee per creare spazio per i pascoli e per la produzione di cereali necessari per nutrire gli animali da allevamento, rappresentano un’altra grave minaccia. Solo negli Stati Uniti, il ministero dell’agricoltura (USDA) ha stimato che gli animali da allevamento generano circa 500 milioni di tonnellate di escrementi all’anno, 3 volte l’intero ammontare dei rifiuti prodotti dalla popolazione statunitense. Secondo la FAO e le Nazioni Unite, l’allevamento di animali produce più emissioni di gas serra dell’intero settore dei trasporti.

Anche nell’ambito dell’ agricoltura si possono rilevare progressi tecnologico - produttivi soprattutto attraverso l’utilizzo di enormi dosi di pesticidi. Per aumentare i livelli di produzione, vengono infatti utilizzati autentici “cocktail chimici” contenenti pesticidi, diserbanti, fungicidi e fertilizzanti.

Dobbiamo tenere in considerazione che la contaminazione dell’ambiente avviene in vari modi, direttamente e indirettamente: attraverso il suolo, l’acqua, il cibo e l’accumulo progressivo all’interno del corpo umano.

Questi agenti inquinanti, spesso usati in modo incontrollato e abusivo, passano dal suolo al foraggio, dal foraggio agli animali che poi producono il latte e la carne consumati dall’uomo: l’accumulo graduale e progressivo di queste sostanze provoca gravi danni alla salute umana e all’ambiente anche attraverso il ciclo dell’acqua.

I pesticidi e i diserbanti contengono grandi quantità di nitrati e l’ingerimento di acqua contenente nitrati, anche solo per brevi periodi, può seriamente danneggiare il trasporto di ossigeno nel sistema venoso con possibili danni al cervello e ad altri organi specialmente nei bambini, nelle donne incinte e negli anziani.

Alcuni pesticidi inoltre resistono a lungo nel cibo, specialmente se le piante sono irrorate prima del raccolto senza che siano rispettati i necessari intervalli di sicurezza - e questo accade frequentemente.

I pesticidi quindi avvelenano il cibo, restando su quest’ultimo a lungo, attraverso tutta la catena di produzione e distribuzione. Oltretutto, alcuni pesticidi a base olio non sono solubili in acqua e vengono, di conseguenza, maggiormente assorbiti dalla pelle e dal sistema digerente.

La più comune forma di accumulo di sostanze tossiche avviene nelle cellule grasse dell’animale. Quindi il consumo di carne, di latte e dei suoi derivati è il mezzo di contaminazione più diffuso, seguito dalle verdure. Milioni di tonnellate di pesticidi sono utilizzati in agricoltura ogni anno e i relativi residui sono spesso rilevabili sulla frutta e sulla verdura.

E’ normale trovare residui di sostanze diverse sullo stesso prodotto e vari studi dimostrano che l’effetto inquinante viene così moltiplicato centinaia di volte rispetto alla presenza di un solo agente contaminante.

La lista degli effetti cronici o acuti sulla salute, a volte mortali, associati all’accumulo di tossine nel corpo umano è molto lunga: emicrania, aborti spontanei, disturbi comportamentali, deformazioni genetiche infertilità, scompensi ormonali, disturbi della circolazione, lesioni epatiche, problemi muscolari e dell’equilibrio, tumori.

L’Agenzia Statunitense della Protezione Ambientale (EPA) classifica la presenza di pesticidi nel cibo al terzo posto assoluto fra le cause dell’insorgenza di tumori.

La qualità nutrizionale dei vegetali è sempre stata ignorata o quantomeno sacrificata rispetto ad altre caratteristiche ritenute più importanti, quali la rapidità di crescita e l’aspetto esteriore. Terreni sovra sfruttati si sono impoveriti, e l’uso di fertilizzanti e di tecniche di modificazione genetica hanno reso i vegetali più gradevoli alla vista ma molto meno nutrienti.

Per esempio, la presenza di vitamina C nelle arance può variare da 0 a 180 mg. Nei supermercati oggi vengono vendute arance con nessun contenuto di vitamina C! Anche i processi di lavorazione possono impoverire il cibo. Il riso, l’amido e e lo zucchero raffinato perdono circa i 77% del contenuto di zinco rispetto agli stessi prodotti in versione biologica. Nella maggior parte dei casi, la maggiore “succosità” percepita in certi prodotti è solo dovuta a un maggiore contenuto d’acqua.

Un modello di sviluppo moderno dovrebbe mirare alla sostenibilità.

Le nostre società stanno diventando sempre più attente ai temi della salute e dell’ambiente. Variabili quali la sostenibilità, la conservazione dell’ambiente e la sicurezza alimentare sono sempre più sentite come cruciali nelle scelte dei consumatori. Fino a poco tempo venivano prese in considerazione solo i fattori economici di breve periodo, ma ultimamente si sente sempre più il bisogno di catene di produzione e distribuzione più responsabilizzate dal punto di vista etico.

Per restare competitive le aziende alimentari dovranno comprendere queste nuove richieste e offrire ai loro clienti prodotti socialmente responsabili. Dovranno prevedere e limitare al massimo l’impatto ambientale delle loro produzioni e focalizzare l’attenzione sulla salute dei consumatori. Dovranno insomma tenere conto delle relazioni etiche che intercorrono fra loro e tutti gli esseri viventi, animali e umani, coinvolti in tutto il processo dalla produzione al consumo.

Urge un drastico cambiamento di valori nonostante il dominio delle vecchie logiche economiche: gli aspetti etici e ambientali devono essere parte centrale dell’agenda dei moderni produttori e consumatori. Questo certamente dovrà tradursi in una riduzione degli allevamenti intensivi e in un significativo diffondersi dei metodi di agricoltura sostenibile.


Source: Settimana Vegetariana Internazionale (International Vegetarian Week)
Author: Articolo scritto per la Settimana Vegetariana Internazionale

Link: Cláudia Maranhoto, dietista
Link: Traduzione italiana di Cristina Buraschi, equology ethic competence

Date: 2012-07-12